Il corto del famoso regista Gabriele Muccino fa discutere, la maggior parte lo critica per aver mostrato una Calabria arretrata e piena di stereotipi. In questo articolo ti parlo della mia personale analisi del cortometraggio e la mia opinione, ti anticipo, in controtendenza.
Indice
DI COSA PARLA IL CORTO CALABRIA TERRA MIA DI MUCCINO
Il cortometraggio narra la storia d’amore tra Raoul Bova, realmente di padre calabrese, e Rocio, attrice spagnola, realmente compagna di Raoul. Lui porta lei nella sua terra d’origine, la Calabria, in un tempo non ben definito, le mostra (solo) alcuni dei luoghi splendidi che questa regione offre e alla fine sembra maturare in lui il desiderio di tornare a vivere in Calabria con lei.
CRITICHE PIU’ DIFFUSE DEL CORTO CALABRIA TERRA MIA DI MUCCINO
- sembra girato nell’800 per come gli attori sono vestiti
- non ci sono cose moderne, nè strade asfaltate
- c’è solo arretratezza e dialoghi stupidi
- non si è visto nulla della Calabria, solo clementine e arance
- ma cosa penseranno di noi? che viaggiamo ancora con i muli?
- un sacco d soldi buttati
A questo punto aggiungerei anche le mie critiche personali:
- alcune scene sono ripetute tipo quella dell’aranceto
- alcuni momenti sono un pò troppo smielati
- scorci non bellissimi del paese che visitano passeggiando, non si capisce bene se si tratta di Tropea
- avrebbe potuto aggiungere più elementi caratterizzanti la Calabria
- comparse che parlano in dialetto siciliano!!!
LE MIE RIFLESSIONI SUL CORTO CALABRIA TERRA MIA DI MUCCINO
Mi dispiace dirlo ma il corto non è stato creato secondo me per i calabresi, è il punto di vista di un non calabrese (Muccino) che ha prodotto in accordo con la Regione Calabria un progetto di marketing turistico.
Faccio un esempio: 20 anni fa andava in onda la fiction de Il Commissario Montalbano e ricordo di essere rimasta super indignata per i vestiti neri che le donne indossavano, con il fazzoletto in testa e nelle case degli arredamenti del ’15-’18. Pian piano ho capito la strategia.
Tutt’oggi la Sicilia Sud Orientale è visitata in primis perchè nell’immaginario comune rappresenta i luoghi del Commissario Montalbano. In un secondo momento dopo che il turista viene, si accorge e scopre la bellezza del Barocco Siciliano, le splendide spiagge e l’azzurro del mare, la bontà della gastronomia e… che non viaggiamo più col carretto siciliano se per caso non avesse totale cognizione della Sicilia del 2020!
…ma intanto il turista è venuto, questo è il primo obbiettivo per il mercato del turismo!
E’ giusto o sbagliato? Secondo me è una strategia di vendita! Tutto qua!
Voglio fare altri esempi: tutti noi, io per prima, quando visitiamo un luogo vogliamo immergerci nella cultura, nelle tradizioni e nell’essenza del territorio, non è importante che certi elementi facciano parte del passato! Attraggono! E siamo disposti a spendere soldi pur di vivere certe esperienze!
Quando andai in Scozia mi soffermavo se qualcuno indossava il kilt o suonava la cornamusa. Se mai visiterò il Giappone vorrei visitare Gion, il quartiere delle Geishe in kimono, se vado in Lapponia vorrei fare una corsa con i cani da slitta. So benissimo che gli scozzesi si vestono con i jeans, le donne giapponesi con la minigonna e in Lapponia il mezzo di trasporto più diffuso non è sicuramente la slitta! Ma a me non interessa nè affascina, voglio quello che per gli autoctoni rappresenta uno stereotipo, e in fondo che male c’è?
Ciò che per tanti calabresi sono luoghi comuni e stereotipi, possono essere anche elementi caratteristici del territorio che attirano e affascinano il turista, che sia straniero o italiano proveniente da Roma in su.
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Ciao viaggiatori, alla prossima!